Non c’è da stupirsi che poi il corpo si ribelli. Fisicamente e psicologicamente.
Uno studio tedesco ha provato che l’ 84% dei lavoratori è, in parte volontariamente, in “stand by” anche al di fuori del normale orario di lavoro. Questo significa che, anche nel nostro tempo libero, pensiamo sempre alla nostra azienda, al titolare, ai colleghi. E il vero relax rimane un miraggio.
Tutto questo però non si addice al nostro organismo che invece necessita di fasi di recupero, ovviamente precluse dal nostro ritmo di lavoro di 24 ore per 7 giorni. Al giorno d’oggi sembrerebbe che, solo chi “funziona” 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana è un vero uomo o una vera donna.
L’unico dubbio che rimane è: Il lavoro ci dà ancora soddisfazione? Solitudine, pressione, stress, preoccupazioni, paure e disturbi del sonno sono da tempo diventati un inseparabile compagno quotidiano.
In questo modo ci stiamo avvicinando più velocemente che mai a una spirale di esaurimento. La parola d’ordine è: “ essere costantemente motivati e sopportare”. Chi guarda al suo ego viene considerato antiquato.
Non dobbiamo meravigliarci che, l’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha classificato lo stress lavorativo, con la conseguente mancanza di sonno, come la grande sfida che la medicina dovrà affrontare nei prossimi 50 anni.
È chiaro che chi lavora troppo non riesce a recuperare. Molte di queste persone, per esempio, dormono solo sei ore per notte anziché le otte ore necessarie e il risultato è spesso una grande sonnolenza diurna. Di conseguenza aumentano i tassi di errore, diminuiscono la concentrazione e l’attenzione e va persa la gioia di vivere.
Con la mancanza di sonno possono aumentare le infezioni e il mal di testa, i problemi di memoria, l’ irritabilità e anche le allucinazioni. Effetti che di certo non si augurano né i lavoratori né i datori di lavoro….
Anche se sembrerà banale: dobbiamo di nuovo diventare padroni del nostro tempo. Dobbiamo imparare dove si trova il tasto per spegnere il computer e il cellulare. In caso contrario rischiamo il crollo.
Contro il costante superlavoro e le insidie del “nuovo mondo del lavoro” ci sono anche dei sistemi di autodifesa:
I dieci comandamenti contro il “caos” digitale:
Rilassati per qualche minuto, cercati “un posticino tranquillo”.
Se già non lo fa il tuo datore di lavoro: lodati da solo per il tuo lavoro.
Le vere avventure sono nella tua testa: qui l’immaginazione positiva ha il suo vero posto.
Spegni semplicemente il telefono.
Sfogati! Parla con altri delle preoccupazioni e dei problemi, mantieni il contatto con i colleghi e non dimenticare mai di ridere.
Se ti senti sotto pressione, respira profondamente. Inspira velocemente e profondamente ed espira lentamente con il naso. Ripeti per dieci volte.
Bevi tanta acqua o tè. Già in presenza di una carenza del due per cento di liquidi nel corpo la concentrazione diminuisce del 20 per cento.
Rilassati con la tua musica preferita, chiudi semplicemente gli occhi.
Concediti, quando è possibile, un sonnellino pomeridiano. È il miglior rimedio contro stress e burn out.
Lascia il lavoro al suo posto- sul posto di lavoro- e goditi la serata libera con un bicchierino. Così come è comune nel mondo anglo-americano dove è usanza concedersi, naturalmente con moderazione, un “after work drink”.
Ma la cosa più importante è che dobbiamo di nuovo imparare ad ascoltare il nostro corpo. Il nostro corpo ci invia continuamente dei segnali che devono essere considerati. O in altre parole: la qualità della vita corrisponde alla qualità della comunicazione con noi stessi.
E questo non richiede né cellulare, né computer o facebook. Ma solo uno “specchio interiore”…..