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Disturbi del sonno
Monday 10.02.2014 · Autore: Univ.-Prof. Dr. Manfred Walzl

Una pillola per dormire – Sonniferi? Sì, ma …

Avete difficoltà a dormire? Vi rigirate molte ore prima di prendere sonno? Nessun problema! Basta un sonnifero per cadere veloci tra le braccia di Morfeo. Attenzione, tuttavia! Perché un uso incontrollato di sonniferi può essere pericoloso.

La vasta gamma di sonniferi scoperti dalla moderna ricerca medica dà il vantaggio di poter scegliere quello più adatto alle esigenze individuali. Tuttavia è proprio qui che sta anche il pericolo: l’amplia offerta ha reso possibile a chiunque la facile reperibilità di barbiturici, scelti spesso a caso, fatto quest’ultimo che rende ancora più grave il problema. L’uso di sonniferi deve essere infatti ben ponderato e richiede il parere di un medi co. Inoltre i sonniferi dovrebbero sempre essere l’ultimo rimedio preso in considerazione per risolvere problemi e disturbi legati al sonno: prima di arrivare ad utilizzarli è necessario escludere cause organiche, psichiche o psicosociali, chiedere chiarimenti a riguardo, chiedere aiuto a uno psicologo o fare uso di sonniferi naturali e non chimici (dei quali abbiamo spesso parlato sulla nostra rivista mensile). Solo nel caso in cui questi metodi non si rivelassero efficaci allora si può prendere in considerazione anche l’utilizzo di sonniferi chimici.

Escludere tutte le cause sopra elencate e chiedere chiarimenti può essere naturalmente molto dispendioso in termini di tempo. Acquistare ed ingerire un sonnifero qualsiasi risulta invece meno complicato e fa felici contemporaneamente due persone: il paziente che sembra poter di nuovo dormire bene e il medico che l’ha prescritto e di primo acchito ha risolto il problema con successo.

Tuttavia un finale ben diverso è dietro l’angolo …

Purtroppo ogni sonnifero nasconde il pericolo più o meno grande di assuefazione o dipendenza fisica e/o psicologica il cui decorso è solitamente molto simile. Si comincia con l’abituarsi a prendere il farmaco fino a non poterne più fare a meno per arrivare poi ad una fase di assuefazione che porta ad un innalzamento delle dosi; a questo punto una sospensione del trattamento può portare ad avere veri e propri sintomi d’astinenza: questo l’ampio ventaglio degli effetti indesiderati dei sonniferi.
Attualmente sembra che siano più o meno 4 milioni di persone in Italia, Germania e Austria che fanno spesso uso di sonniferi e che hanno sviluppato una sorta di dipendenza fisica da essi.

Un tipico svantaggio di questo tipo di medicinali è che col tempo perdono il loro effetto sedativo. Di conseguenza possono riapparire disturbi del sonno nonostante il loro impiego e di solito sono a questo punto più difficili da curare poiché già determinate dosi di sonnifero non sono più sufficienti a contrastare le difficoltà ad addormentarsi o a dormire ininterrottamente. E aumentare le dosi può ripercuotersi in modo negativo sulla giornata seguente facendoci sentire a lungo assonnati. La metabolizzazione degli effetti del sonniferi può durare anche alcune ore dopo il momento del risveglio e causare quindi difficoltà di concentrazione e di attenzione.

Il circolo vizioso ha inizio …

Il rischio di dipendenza da sonniferi è più alto fra le donne. Spesso sono persone anziane, separate o rimaste vedove. Per quanto riguarda il lavoro, succede più spesso che siano le persone che coprono cariche direttive quelle che tendono ad avere problemi di sonno e a far uso quindi di sonniferi. Ma anche chi si trova a vivere situazioni conflittuali nel lavoro, in famiglia, chi si sta separando o divorziando è un potenziale fruitore di barbiturici.

Ma d’altra parte, i sonniferi a volte devono essere usati: tuttavia in modo mirato e sotto controllo medico. Perché, per quanto sia facile recarsi in farmacia per prendersi uno di questi medicinali, non ve lo consigliamo. Infatti, anche farmaci da banco, ossia venduti senza ricetta contengono sostanze che possono causare dipendenza.

L’efficacia di un sonnifero non deve essere valutata in base a quanto riesce ad indurre a dormire; bisogna infatti considerare ugualmente importante il possibile disturbo dello stato d’animo e delle percezioni che può causare anche durante tutta la giornata seguente. Inoltre bisogna porsi la domanda: quale dei tanti in commercio ha una reale e buona efficacia? Anche in questo caso non esiste una risposta esaustiva. Tuttavia il Vostro medico di fiducia può aiutarvi nella scelta. Qui di seguito eccovi una piccola selezione dei preparati in commercio.

Preparati a base di bromuro

L’effetto sedativo del bromuro è conosciuto da più di un se­colo e mezzo. Solo 30-40 anni fa, tale sostanza ha conosciu­to una rinascita come sonnife­ro da banco. Col passare degli anni, anche questi medicinali sono diventati soggetti all’ob­bligo di ricetta medica perché possono causare dipendenza e hanno effetti collaterali simi­li ai barbiturici.

Barbiturici

Sono stati ritenuti per circa 100 anni i classici “induttori di son­no”. Al giorno d’oggi vengono sempre meno impiegati a cau­sa dei numerosi effetti indesi­derati che possono provocare. Il loro ventaglio d’efficacia è molto ristretto e oltre a ciò, in­ducono velocemente all’assue­fazione e alla dipendenza. I barbiturici modificano la strut­tura del sonno, sopprimendo la fase di sonno REM (fase in cui si sogna). Un altro svantaggio consiste nella lunga durata del loro effetto che può protrarsi anche nella giornata seguente, pregiudicando le prestazioni di chi ne ha fatto uso.

Idrati di cloralio

Queste sostanze sono impie­gate da più di 100 anni come sonniferi. A causa degli spia­cevoli effetti collaterali (irrita­zione della mucosa intestina­le nausea, ecc.) sono stati impiegati sempre meno fre­quentemente.

Tali effetti indesiderati sono stati superati grazie a nuovi preparati e i sonniferi conte­nenti idrati di cloralio vengono tutt’oggi di nuovo utilizzati. So­no considerati relativamente sicuri, ben tollerati dall’organi­smo e il loro effetto (forse per la sua breve durata) non si pro­trae fino al giorno successivo.

Benzodiazepine

L’effetto tranquillizzante e conciliante il sonno delle ben­zodiazepine è stato scoperto circa negli anni 60’ del secolo scorso. Contrariamente all’ef­fetto sedativo che provocano i barbiturici, i preparati a base di benzodiazepine “conduco­no” al sonno e vengono per questo utilizzati per curare di­sturbi del sonno di media e grave entità. I sonniferi con benzodiazepine si distinguo­no in base alla durata del loro effetto. Alcuni di questi modi­ficano leggermente la struttu­ra del sonno, facilitano la fase di addormentamento, hanno un effetto ansiolitico (riduce ansie e paure), rilassante sul­la muscolatura e tranquilliz­zante. Questi medicinali sono solitamente ben tollerati: ac­corciano la fase d’addormen­tamento, allungano la durata del sonno e migliorano la qua­lità del sonno. Sotto stretto controllo medico si possono prendere le benzodiazepine per un periodo che varia dalle due alle sei settimane; nei ca­si più gravi il periodo può ve­nir prolungato fino a 4 mesi. Ma è possibile anche un impiego curativo di 4 settimane, seguito da una pausa di 28 giorni e seguita da un nuovo ciclo di 4 settimane.

Nuove sostanze, meno effetti collaterali

Da alcuni anni viene impiegata una nuova generazione di sonniferi che hanno un’efficacia molto breve. Essi contengono una sostanza chiamata Zolpidem che ha poche caratteristiche in comune con i preparati precedentemente descritti. Lo Zolpidem modifica molto più leggermente la struttura del sonno degli altri farmaci: in questo sta il suo vantaggio maggiore. Numerosi studi e le opinioni dei pazienti curati con tale sonnifero, hanno confermato l’efficacia dello Zolpidem nel ridare una migliore qualità del sonno: la fase di sonno profondo non subisce riduzioni di durata e il giorno seguente non si manifestano effetti collaterali quali stanchezza e/o mancanza di concentrazione. Grazie al basso potenziale d’assuefazione di tale sonnifero, anche la sospensione dell’assunzione sembra non crei particolari problemi: sono solo pochi i casi in cui si sono manifestati sintomi d’astinenza.

Quali sono i sonniferi del futuro?

Negli ultimi anni nuove sostanze cercano di farsi strada nel l’ambito dei sonniferi chimici. Di queste fanno parte il peptide inducente sonno delta (DSIP) e la melatonina. Entrambe non sono tuttavia le sostanze miracolose come a volte vengono presentate. I risultati degli studi sul peptide inducente sonno delta sono a volte completamente contraddittori e manca un suo impiego su larga scala. Ma anche la melatonina è oggetto di forti discussioni. Viene presentata spesso come rimedio prodigioso per combattere il jet-lag e altri disturbi del sonno: nei fatti, tuttavia, non riesce a offrire ciò che i produttori promettono. In singoli casi la melatonina è stata in grado di influenzare positivamente disturbi riguardanti il ritmo sonno/veglia: ma essi non costituiscono ancora una prova definitiva della sua reale efficacia.

Come abbiamo visto lo spettro dei sonniferi è ampio almeno quanto lo è quello dei disturbi del sonno. I sonniferi sono sicuramente utili e necessari ma il loro utilizzo deve essere sempre mirato, dalle dosi controllate e naturalmente limitato nel tempo.

Infine: i sonniferi vanno presi solo dopo aver sentito il parere di un medico.

Il sonnifero ideale dovrebbe …

  • avere un effetto rapido e sicuro

  • non modificare la struttura fisiologica del sonno

  • non provocare un’eccessivamente lunga fase REM (dei sogni)

  • avere meno effetti indesiderati possibili

  • non accumularsi negli organi (essere velocemente eliminato dal corpo)

  • non avere “strascichi” (sonnolenza durante il giorno successive all’assunzione)

  • non perdere d’efficacia nel tempo

  • non provocare interazioni con altri farmaci

  • avere un’efficacia limitata alla notte

  • non dare assuefazione


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Dormire meglio
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